Coronavirus: il decreto di guerra. Lombardia e 14 provincie isolate

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Sono misure senza precedenti quelle che il Governo ha adottato proprio in queste ore in cui scriviamo. Misure che richiamano tanto uno “stato di guerra” addirittura. E in effetti di guerra si può parlare, anche se contro un nemico subdolo e invisibile, un virus che lascia in troppi ancora la sensazione di non esistere. Perché questo accade nelle zone della movida italiane, nel sentimento comune di moltissimi cittadini convinti che si stia esagerando senza voler capire qual è il nocciolo della situazione. Ossia che è un virus capace di portare migliaia di persone nelle sale di terapia intensiva in tempi rapidissimi e qui sta il problema: non esistono decine di migliaia di posti di terapia intensiva tutti disponibili in contemporanea. Né il personale adeguato a un eventuale tale afflusso di disperazione. È una guerra di mentalità, una guerra di ignoranza e se vogliamo di mancanza di fiducia nei confronti delle Autorità ritenute forse, da alcuni, poco credibili. Non per fazione ma proprio per il rappresentare il “potere”.

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È arrivato nel cuore della notte il Dpcm definitivo che contiene nuove misure restrittive per arginare il coronavirus. Non più zone rosse ma 2 aree. “Una riguarda la regione Lombardia e alcune province: Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano Cusio Ossola, Vercelli, Padova, Treviso e Venezia“, spiega il premier Giuseppe Conte sottolineando: “A questo territorio applichiamo un regime e misure restrittive più rigorose: vincolo di evitare ogni spostamento in entrata e in uscita anche all’interno del territorio. Ci si muoverà solo per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità, spostamenti per motivi di salute. E’ consentito il rientro verso il proprio domicilio per necessità”.

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Il decreto, salvo diverse disposizioni nelle singole misure, è efficace fino al 3 aprile 2020.

Conte si è presentato in sala stampa poco dopo le due per fare chiarezza sul decreto dopo la bozza circolata nella serata di sabato. È in gioco “la correttezza dell’operato del governo e la sicurezza degli italiani. La pubblicazione di una bozza non definitiva ha creato incertezza, insicurezza, confusione, non lo possiamo accettare”, ha fatto presente il premier.

Ma chi farà controlli sugli spostamenti? “Le forze di sicurezza. I cittadini dovranno motivare gli spostamenti. E’ improprio parlare di zona rossa – ha spiegato Conte – In questo caso non abbiamo un divieto assoluto di trasferimento da quest’area del Nord, ma c’è la necessità di motivarlo”. “A chi ha sintomatologia con febbre maggiore di 37,5 gradi si raccomanda di rimanere a casa e contattare il medico: è bene che non si muovano. Ci sarà divieto assoluto di mobilità per soggetti in quarantena, ovvero risultati positivi al virus. Poi ci sono una serie di misure relative alle attività imprenditoriali, commerciali, sociali. Saranno consentiti eventi sportivi di atleti professionisti e categorie assolute o a porte chiuse o all’aperto senza presenza di pubblico”, aggiunge snocciolando i dettagli del provvedimento. “Non possiamo più permetterci aggregazioni”, scandisce. “Sono sospese attività didattiche nelle scuole e nelle università, sono sospese le cerimonie. Sono chiusi i musei e i luoghi di cultura. Sono consentite attività di ristorazione nel rispetto della distanza di sicurezza di almeno un metro”, afferma ancora, annunciando sanzioni per i gestori “che non faranno rispettare le norme”.

Per quanto riguarda “le restanti regioni e province del territorio nazionale” ci sono “misure restrittive meno severe”. “Stiamo affrontando un’emergenza nazionale senza sottovalutarla, abbiamo scelto il criterio della trasparenza. Ci stiamo muovendo con determinazione e coraggio, abbiamo due obiettivi: contenere la diffusione del contagio ed evitare il sovraccarico delle strutture ospedaliere. Non possiamo dedicarci ad una sola modalità, servono entrambe”, prosegue. “Alcune strutture ospedaliere sono già in difficoltà, abbiamo già predisposto il vincolo obbligatorio della solidarietà interregionale, c’è la possibilità di redistribuire pazienti tra le varie regioni. Posso annunciare che è stato sottoscritto un contratto per dar vita ad una linea di apparecchiature tutta italiana per terapia intensiva e subintensiva, abbiamo già 320 nuove apparecchiature, avremo 500 nuove apparecchiature al mese e ci stiamo adoperando per aumentare il numero”, dice ancora.

Le prime indiscrezioni

Fatto sta che il Decreto in corso di emanazione, quella che circola è al momento una bozza in fase di conversione, sarebbe questione di ore o minuti, prevede che già dalla mezzanotte di domenica 8 marzo, quindi fra poco più di un’ora, la Lombardia e undici altre provincie (Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti e Alessandria) saranno isolate.

Cosa vuol dire “isolate”? Vuol dire che nessuno può entrare o uscire riguardo alle località isolate. Basteranno poche linee di febbre (appena sopra i 37°) perché si sia obbligati a rimanere a casa in quarantena obbligatoria. Saranno inoltre vietate tutte le manifestazioni ed eventi. Chiusi gli impianti turistici. Stop anche a discoteche, pub, sale bingo, cinema e teatri, musei, luoghi culturali, cerimonie civili e religiose (compresi i funerali). Potranno rimanere aperti bar e ristoranti ma al gestore che non facesse mantenere la distanza minima fra le persone sarà sospesa la licenza. Consentiti incontri sportivi di “alto livello” o allenamenti per gli atleti ma soltanto a porte chiuse.

Nei giorni festivi e prefestivi saranno chiusi i negozi dei centri commerciali e i supermercati. La chiusura di scuole e università è prorogata fino al 3 aprile.

I Prefetti sono autorizzati a far ricorso alle Forze dell’Ordine e alle Forze Armate per far rispettare le regole stabilite. (L.A.)

Alleghiamo la bozza del Decreto in pdf– Articolo IN AGGIORNAMENTO (Immagine copertina dal sito Milano Città Stato)

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